Il proibizionismo negli USA (1920-1933) portò ad un crollo dei consumi di alcol
The Untouchables – Gli Intoccabili (1987) film ambientato nel periodo del proibizionismo
Ricordiamo l’alcol così come era trattato nei LARN 2014
La psichiatra Anna Lembke racconta nel suo libro “Dopamine Nation” che contrariamente a quello che si pensa riguardo al problema alcol la riduzione dell’offerta di sostanze che creano dipendenza (oppiacei o alcol …) diminuisce il rischio di dipendenza e di danni correlati: “Per testare e provare questa ipotesi, un esempio naturale nel secolo scorso, è stato il proibizionismo, un divieto nazionale sulla produzione, importazione, trasporto e la vendita di bevande alcoliche negli Stati Uniti dal 1920 al 1933.
Il proibizionismo portò a una forte diminuzione del numero di americani che consumavano e diventavano dipendenti dall’alcol, i tassi di ubriachezza in pubblico e di malattie epatiche correlate all’alcol diminuirono della metà durante questo periodo in assenza di nuovi rimedi per curare la dipendenza.
Naturalmente ci furono conseguenze indesiderate, come la creazione di un grande mercato nero gestito da bande criminali. Tuttavia, l’impatto positivo del proibizionismo sul consumo di alcol e sulla morbilità correlata è ampiamente sottovalutato. Gli effetti sulla riduzione del bere durante il proibizionismo persistettero per tutti gli anni cinquanta. Tali effetti si mantennero nei successivi 30 anni e quando l’alcol diventò nuovamente più disponibile, il consumo aumentò progressivamente.
Negli anni Novanta la percentuale di americani che bevevano alcol è aumentata di quasi 50 %, mentre il consumo ad alto rischio è aumentato del 15% tra il 2002 e il 2013, la dipendenza dall’alcol è aumentata del 50% negli adulti più anziani (oltre 65 anni) e dell’84% nelle donne, due gruppi demografici che in precedenza erano stati relativamente immuni a questo problema”. (1-4)
Nei LARN 2014 il capitolo dedicato all’alcol era stato scritto da esperti in materia tra cui E. Scafato e A. Ghiselli. Ricordiamo alcuni punti salienti del capitolo visto che nei LARN 2024 si è deciso di ignorare il problema dell’alcol. La prima puntata la potete leggere qui (LINK A PRIMO ARTICOLO)

Da sinistra a destra: LARN 1996, LARN 2014, LARN 2024.
LARN 2014: “In particolare vengono oggi definite le seguenti modalità di consumo, che sostituiscono termini comunemente utilizzati finora, ma non scientificamente definiti né appropriati come “consumo moderato”, “consumo sociale” o “abuso” si parla ora di consumo a basso rischio che sarebbe quello inferiore a 10 gr/die, circa una unità alcolica per le donne adulte e 20 gr/die per gli uomini adulti” … “consumo a rischio” …”consumo dannoso” per quantitativi superiori sino ad arrivare all’ “alcool dipendenza: insieme di fenomeni fisiologici, comportamentali, cognitivi in cui l’uso di alcol riveste per l’individuo una priorità sempre maggiore rispetto a abitudini che in precedenza avevano ruoli più importanti. La caratteristica predominante è il continuo desiderio di bere. Ricominciare a bere dopo un periodo di astinenza si associa spesso alla rapida ricomparsa delle caratteristiche della sindrome.” …
“I classici studi sui rapporti tra bevande alcoliche e salute mettono in evidenza una tipica curva a J o a U nella quale i bevitori di basse quantità di bevande alcoliche sono un gruppo a più bassa mortalità sia rispetto ai bevitori a rischio sia rispetto ai non bevitori. Ciò è stato interpretato come indicazione di un effetto protettivo esercitato dal basso consumo di bevande alcoliche, con un rischio ridotto per alcuni importanti patologie come cardiopatia ischemica, ictus ischemico, osteoporosi e diabete; un consumo dannoso aumenta invece il rischio di varie tipologie di cancro, di pancreatite cronica, di ipertensione, di epatopatie croniche (cirrosi epatica)i neuropatia degenerative, di incidenti ecc. Questa tendenza è stata confermata da recenti e meno recenti “meta-analisi” che mostrano come consumi a basso rischio di bevande alcoliche (fino a 10 gr/die per la donna e fino a 20 gr/die di etanolo per l’uomo) siano associati a una minore incidenza di eventi vascolari e una minore mortalità per tutte le cause sia in prevenzione primaria che secondaria.
Bisogna Tuttavia essere molto prudenti nell’interpretazione di questo fenomeno, sia perché l’associazione di per sé, in assenza di chiare evidenze dei meccanismi coinvolti, non conferisce necessariamente all’etanolo un valore protettivo, sia e soprattutto perché seppure si dimostrasse un nesso causale tra consumo a basso rischio di etanolo e malattie cardiovascolari, non può essere trascurato il pericolo di aumento di rischio di cancro anche per consumi molto modesti di alcol. Diversi studi, alcuni molto recenti, infatti, hanno infatti riportato un aumento del rischio, seppure limitato, anche con una quantità di etanolo che rientra nel cosiddetto consumo a basso rischio, cioè pari a 10 gr/die corrispondenti a un bicchiere di vino. In particolare è stato messo in evidenza che il consumo di resveratrolo è inversamente correlato al rischio di cancro della mammella quando venga consumato tramite uva, mentre è positivamente correlato quando il vino è la fonte di assunzione.”
In sintesi, il fatto che l’alcol non sia disponibile sul mercato porta ad una diminuzione dei consumi e dei problemi alcol relati. Ne consegue che la pubblicità e la libera circolazione ne aumentano i consumi. Il proibizionismo è stato un successo per quanto riguarda la riduzione dei consumi e problemi alcol relati degli americani, successo che si è protratto per decenni. Il concetto di “consumo moderato” non esiste più da diversi anni ed è stato sostituito da “consumo a basso rischio” in quanto assumere bevande contenenti alcol a qualsiasi dose comporta un rischio per la salute. Anche un solo bicchiere al giorno di vino comporta un aumentato rischio di tumori quindi non ha alcun senso disquisire di eventuali effetti benefici per la salute cardiovascolare – ammesso che vi siano – dovuti all’assunzione di bevande alcoliche.
Referenze
1) Dr Anna Lembke. Dopamine Nation, Finding Balance in the Age of Indulgence. Headline Publishing Group 2021
2) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20331549/
4) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28793133/
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