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Rispondo al quesito di +alessia berti  riguardo all’olio di palma che, volenti o nolenti, noi tutti introduciamo (inconsapevolmente) nella nostra dieta.

 

L’olio di palma si trova nella grande maggioranza dei prodotti da forno, snack o dolci presenti in commercio (crackers, grissini, biscotti, merendine, dolci da pasticceria, Nutella…). Anche al ristorante quando chiediamo una frittura di pesce o delle patatine fritte, l’olio più utilizzato è quello di palma perché, rispetto ad altri grassi, è molto economico.

 

Frutto dell’olio di palma (sezione)

Mi concentro sull’aspetto salutistico del dibattito suggerito

da “@foodread: “Olio di palma sì, olio di palma no” chiamando in causa la Barilla e greenMe.

In effetti l’unico punto di discordanza tra le due posizioni riguarda il rischio per la salute.

 

 
 

Partiamo dalle basi

 

Anzitutto quando leggiamo un post che riguarda la medicina o nutrizione dobbiamo dare uno sguardo

Olio di palma uno sguardo
a chi scrive. In questo caso da un lato abbiamo una grossa azienda (la Barilla) che argomenta portando studi scientifici (ottimi) a sostegno della propria tesi. L’unico handicap è il “conflitto di interessi”: vendendo un gran numero di prodotti da forno (biscotti, merendine…) che contengono olio di palma la Barilla è parte in causa e quindi “porterà acqua al suo mulino”. La mission principale di ogni azienda è ottenere profitto.

    L’altro articolo di greenMe è scritto da una giornalista freelance che non ha un background culturale scientifico. L’articolo è piacevole e ben confezionato. Non ci sono referenze scientifiche a sostegno delle affermazioni. Ma questo è normale nella maggior parte degli articoli di informazione-intrattenimento che troviamo nelle riviste online o cartacee.

Quindi abbiamo due fonti che hanno, a priori, dei punti deboli.

Entriamo nel merito

La Barilla minimizza, sostenendo che non è stata dimostrata una relazione tra consumo di olio di palma e valori di colesterolo nel sangue degli individui (1) e che nella dieta degli italiani il quantitativo di acidi grassi saturi derivati dai prodotti dolciari è basso (meno del 10% del totale). (2)

    L’autrice di greenMe invece consiglia di evitare l’olio di palma perché contiene molti acidi grassi saturi.

    Entrambe scrivono delle cose corrette.

Evidenze

 

Frittura di pesce all’olio di palma

    Nell’ambito dei vari grassi che introduciamo nell’alimentazione l’olio di palma è uno dei peggiori perché contiene moltissimi acidi grassi saturi ed in particolare il temibile acido palmitico (3) che è
associato (assieme all’acido miristico) ad un aumento del colesterolo totale e colesterolo cattivo (LDL).(4)

    Ricordiamo che un aumento del colesterolo plasmatico è una causa importante di eventi cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus con emiparesi o altri deficit neurologici, occlusioni di arterie con danno in diversi distretti corporei).

    Negli ultimi anni l’olio di palma ha soppiantato i temibili acidi grassi trans (che aumentano il colesterolo) nella maggior parte dei prodotti dell’industria alimentare, ma alcuni studi pilota suggeriscono che non c’è alcun vantaggio dal punto di vista della salute.(5)

 

Informare è importante

 
“Acidi grassi vegetali” = olio di palma

Bisogna dare merito alla Barilla che ha eliminato dai suoi prodotti gli acidi grassi trans sin dal 2005 (margarine vegetali con grassi idrogenati).

    In realtà oltre 20 anni fa il problema della relazione tra questi grassi e le malattie cardiovascolari, era
un “hot topic” tra i nutrizionisti anglosassoni. In Italia invece poichè i nutrizionisti divulgatori non ne hanno parlato per molti anni, la popolazione ha continuato ad introdurli nella dieta.

    Solo dopo che la notizia si è diffusa tra l’opinione pubblica, le aziende dolciarie hanno cominciato ad eliminare questo tipo di grassi dai loro prodotti.

 

Allarghiamo la prospettiva

 

    Le malattie cardiovascolari hanno molte cause ed i valori di colesterolo nel sangue sono influenzati da diversi fattori (quantità di frutta e verdura nella dieta, fibra alimentare, colesterolo e acidi grassi saturi introdotti, sedentarietà, obesità e addirittura il sonno…).

L’acido palmitico quindi non è che uno dei tanti fattori di rischio.

 

Concludendo

L’olio di palma può essere ovunque

 

    L’olio di palma contiene molti acidi grassi saturi ed in particolare l’acido palmitico (che è uno dei peggiori per la salute). Gli acidi grassi saturi sono uno dei più importanti fattori che causano ipercolesterolemia. Non è facile dimostrare la relazione tra un singolo alimento della dieta (in questo caso l’olio di palma) ed il colesterolo plasmatico che è un valore “complesso” (nel senso che è influenzato da molti altri parametri).

    Per ridurre la quantità di acidi grassi saturi nella dieta è prudente suggerire alla popolazione generale di ridurre (anche) il consumo di olio di palma.

 

Take home message

 
Olio di palma sia in fetta biscottata che in cioccolato
  •     Preferite prodotti senza la dicitura “acidi grassi vegetali” perché dietro si nasconde l’olio di palma. Evitate anche i prodotti con “margarina” o “grassi idrogenati” per non introdurre gli acidi grassi trans. (ecco un elenco)
  •     Concedete ai vostri bimbi prodotti da forno (biscotti, merendine) solo a colazione, mentre è preferibile negli spuntini preparare qualcosa a casa (toast o panino con pane e formaggio o affettato magro o frutta). L’unico modo per aver controllo su ciò che mangiamo è prepararsi il cibo.
  •     Limitate “le fritture” fuori casa.
  •     Cercate di utilizzare, nella vostra dieta, pochi biscotti o snack prodotti dall’industria

    alimentare. Ne guadagnerà la vostra linea. (vedi video)

Image credits: Wikimedia Commons: oneVillage Initiative / Tommy Gustaviano Yeza / Achim Raschka. Istituto Scotti Bassani (ultime quattro immagini)

About The Author

Medico Nutrizionista Clinico, Food Politics. Diet-debunker.

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