luci ed ombre sullo screening mammografico e il ruolo dell’alcol
Il tumore alla mammella rappresenta un rischio importante per la salute della donna. Lo screening nelle fascie di età a maggior rischio (tra i 50 e i 74 anni) è ampiamente promosso dal SSN tra la popolazione femminile italiana con tassi di adesione molto alti. C’è una generale percezione da parte delle donne e della classe medica che lo screening mammografico sia utile per evitare morti premature, nel contempo c’è una scarsa consapevolezza dell’importante ruolo dell’alcol (in vino, birra, superalcolici o altro) nell’aumentare il rischio di questa patologia. Le donne sono disposte a fare quanto viene consigliato per proteggere la loro salute: autopalpazione, eco-mammografia, eventuali biopsie o altre procedure diagnostico-terapeutiche. Ma pochissime sanno che il vino e la birra (=alcol) aumentano il rischio di tumore alla mammella e quando vengono informate che il “buon bicchiere di vino” è associato a questo problema manifestano un grande stupore.
Lo screening mammografico ha dimostrato di diminuire la mortalità per tumore alla mammella nelle categorie a rischio ma la mortalità totale delle donne per TUTTE le cause NON si modifica. Quindi sembra che se da un lato preveniamo la morte per tumore al seno, da un altro lato aumentiamo la mortalità per altre cause, per cui il risultato finale è un nulla di fatto. Non è chiaro il perché di questo: un’ipotesi è che le continue mammografie in donne sane possano indurre altri tumori, oppure che alcune donne sottostimino alcune lesioni al seno e ritardino di avvertire il medico perché si sentono protette dal fatto di essere già state controllate dallo screening che in genere è ogni 2 anni.
Inoltre si stima che per salvare una vita sia necessario controllare almeno 2000 donne per 10 anni. Di queste, purtroppo ben 10 donne SANE saranno sottoposte ad interventi NON necessari e altre 200 donne SANE rimarranno in ansia per anni e dovranno subire inutili biopsie perché gli esami suggeriscono una malattia che in realtà non c’è. Queste informazioni ci arrivano da una delle più autorevoli fonti della letteratura mondiale: la Cochrane. Inoltre le migliorate tecniche diagnostiche e terapeutiche degli ultimi anni rendono superati anche questi dati tratti dagli screening degli anni passati: è probabile che la portata protettiva dello screening per il tumore alla mammella sia esagerata e cioè che il numero di morti evitate oggi sia ulteriormente inferiore a quanto stimato.
Il problema è che tutte o quasi le donne italiane vengono invitate a partecipare allo screening mammografico senza essere adeguatamente informate sui pro e sui contro. Nessuno parla dei contro e si dà per scontato che lo screening sia una cosa buona ed efficace. Uno studio australiano ha evidenziato che quando le donne tra i 48 e i 50 anni erano adeguatamente informate, diverse sceglievano di non partecipare allo screening.
Quindi stiamo spendendo milioni di euro con l’idea di salvare delle vite umane ma i migliori dati a disposizione sembrano indicare che così non è e che invece rischiamo di arrecare danni alla popolazione femminile.
D’altra parte molte donne italiane non sanno che l’alcol è una sostanza cancerogena (Gruppo 1 IARC, cioè ha dimostrato di causare il cancro nell’uomo), che ha una forte associazione con diversi tipi di cancro tra cui il tumore alla mammella. Forse riusciamo a salvare più vite a costi zero comunicando alle donne che “non è vero che il vino rosso fa bene al cuore” e che una delle migliori decisioni che possono prendere per prevenire il tumore alla mammella oltre a praticare attività fisica e evitare il sovrappeso, è EVITARE L’ALCOL.
Il problema grave è che la propaganda dell’industria vitivinicola è sempre stata molto forte in tutti questi anni e ancor oggi continuano ad essere pubblicati articoli spazzatura che alimentano la leggenda del vino rosso e della birra che fanno bene. Per almeno 30 anni abbiamo assistito ad interviste su canali TV nazionali ad “esperti” che ci hanno raccontato la bufala del vino rosso che fa bene con il risultato che ancor oggi diversi medici che sono degli esperti in diagnosi e terapia (ma non prevenzione) ci credono e lo ripetono ai loro pazienti.
Quindi il primo provvedimento da prendere per fare corretta informazione alla popolazione femminile è ahimè informare la classe medica che l’alcol rappresenta uno dei più importanti rischi per la salute, anche per quanto riguarda il tumore alla mammella.
Letture consigliate: Blog di Emanuele Scafato
Alcol: bugie e verità di Gianni Testino (2014, Pensiero scientifico)
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