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Articolo scritto sul Fatto Alimentare ©:

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Come mai l’obesità è esplosa verso la fine degli anni ‘70 negli USA e successivamente negli altri paesi occidentali?(1) La causa dell’obesità è realmente un problema così complesso da risolvere oppure la sua origine si spiega semplicemente con il cibo che mangiamo?

Lo stomaco dell’uomo si è evoluto per milioni di anni assumendo alimenti semplici e tende ad introdurre ad ogni pasto la stessa quantità di cibo, circa un litro (1 g di cibo corrisponde a circa 1 ml) (2-3). Immaginiamo il nostro stomaco come un cubo con un lato di 10 cm, da riempire con cibi semplici come riso cotto, patate, fagioli, arance, insalata (densità calorica inferiore a 1 kcal/g) e acqua. L’altra possibilità è di riempirlo con prodotti elaborati come: biscotti, cioccolato, hamburger, lasagne, patatine, ketchup (densità calorica media superiore a 3 kcal/g) e aranciata al posto dell’acqua (40 kcal/100 ml). A parità di volume introdotto avremo molte più calorie quando mangiamo alimenti elaborati (4). Ipotizzando tra i  modelli alimentari (cibo semplice/cibo industriale) una differenza di 200 kcal, considerando due pasti al giorno in un anno si arriva a 146 mila kcal in più. Ed è una stima riduttiva. È sufficiente tutto ciò per spiegare l’obesità o dobbiamo scomodare la genetica, i mitocondri, gli ormoni e la sedentarietà?

volume cibo semplice elaborato

A parità di volume occupato nello stomaco, il cibo elaborato apporta molte più calorie di quello semplice

A livello mondiale il fatturato degli alimenti trasformati dall’industria è di 2,2 miliardi di miliardi di dollari (5). Si tratta di tanti soldi e non bisogna meravigliarsi se in Europa l’industria alimentare ha speso 1,2 miliardi di euro per bloccare con successo l’etichetta a semaforo. Si tratta di un sistema di etichettatura in grado di informare a colpo d’occhio il cittadino sulle qualità nutrizionali di un alimento (6). È stato dimostrato che un consumatore informato grazie all’etichetta a semaforo sulla qualità nutrizionale del prodotto riduce drasticamente certe categorie di alimenti (7). Per contro viviamo in un contesto dove la pubblicità e un marketing sofisticato sono in grado di indirizzare il nostro modo di mangiare, le nostre abitudini e spinge verso l’assunzione di maggiori quantità di cibo (8). Per fare ciò l’industria spende decine di miliardi in pubblicità e marketing (9): ad esempio McDonald’s, che vende cibo, è il più grande distributore di giocattoli al mondo!

L’esplosione dell’obesità negli ultimi 40 anni non trova spiegazione nella riduzione dell’attività fisica che anzi è lievemente aumentata in Europa e USA (10).Il fenomeno iniziato negli  anni ‘70 coincide con l’espansione dell’industria alimentare che ha inondato la società di migliaia di prodotti altamente processati (trasformati) ad alta palatabilità e densità calorica (1-11). Solo le bevande zuccherate negli USA giustificano un introito calorico pro capite che va dalle 150 alle 235 calorie al giorno (12-13). Gli scienziati in centri di ricerca, hanno creato migliaia di nuovi alimenti irresistibili che hanno un mix ideale  di grassi, zuccheri semplici e sale (per raggiungere il bliss point o punto di massima beatitudine gustativa). L’obiettivo è vendere sempre più cibo per incrementare il business.

Il Nutri-Score è uno dei migliori sistemi di etichettatura a semaforo perché è di facile comprensione

L’industria alimentare investe una parte delle risorse finanziarie per controllare le politiche dei governi, bloccare regolamenti che favoriscono la salute della popolazione (ad esempio la sugar tax), cooptare professionisti della salute (professori, divulgatori), manipolare e distorcere la scienza (14). Che armi abbiamo per difenderci?

Il Nutri-Score di origine francese è uno dei migliori sistemi di etichetta a semaforo perché di facile comprensione. Esistono diverse pubblicazioni scientifiche a supporto di questa tesi e per questo il modello si sta diffondendo in tutta Europa. L’unico paese che si oppone al Nutri-Score è l’Italia, che propone in alternativa l’etichetta a batteria: monocolore, azzurrino pallido, densa di numeri, poco comprensibile per un nutrizionista, figuriamoci per un comune cittadino.

etichetta a batteria logo

L’Italia ha proposto l’etichetta a batteria, monocolore e di difficile comprensione

Lo scopo del Nutri-Score è di aiutare il consumatore a fare scelte ottimali per la sua salute, quindi ad esempio ridurre gli zuccheri aggiunti, grassi e sale. L’etichetta a batteria ha altre finalità. È stata prodotta con il contributo di quattro ministeri: quelli della Salute, degli Esteri, dell’Agricoltura e dello Sviluppo economico. La batteria è stata elaborata da un gruppo di studio composto dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Consiglio superiore dell’agricoltura e dal Crea, in collaborazione con Federalimentare, Coldiretti e LUISS (università privata supportata da Confindustria). Alcune di queste entità (ministero degli Esteri, ministero dello Sviluppo economico, Coldiretti e Confindustria) hanno obiettivi diversi dalla tutela della salute del cittadino e una parte dell’industria alimentare preferisce un consumatore confuso, poco informato e l’etichetta a batteria assolve questa funzione.

La stessa sugar tax è indicata come priorità per combattere l’obesità dalle più importanti organizzazioni scientifiche mondiali come OmsWorld Cancer Research Fund e World Obesity.  In Italia la petizione per introdurre la tassa, promossa dal Fatto Alimentare che ha visto l’adesione di diverse società scientifiche e numerosi medici e nutrizionisti, ha trovato un clima molto ostile nel nostro paese.

obesita ragazze italia world obesity

L’Italia ha il primato europeo per il tasso di sovrappeso e obesità tra le bambine e le ragazze

A questo punto viene spontaneo chiedersi perché l’Italia, pur avendo una tradizione culinaria di tipo mediterraneo* migliore rispetto a tanti stati europei, ha il numero di bambini tra i 2 e i 7 anni con il più alto tasso di obesità e sovrappeso d’Europa (15). Questo primato viene mantenuto anche per ragazze in età più avanzata, mentre i ragazzi sono al secondo posto (16-17).

Numeri che dovrebbero essere un campanello di allarme, e lasciano ipotizzare l’adozione di politiche nutrizionali non proprio adeguate. Ci sono altri elementi su cui riflettere. Le autorità sono contrarie al Nutri-Score, non si vuole la sugar tax, e poi i Larn e gli autori delle Linee guida per una sana alimentazione 2018  non dichiarano se hanno conflitti di di interesse (ne abbiamo parlato in questo articolo e in quest’altro). Ci sono poi società scientifiche (con ruoli di consulenza nel governo) che accettano sponsorizzzazioni dall’industria alimentare (SINUADISIMG…). Forse non è un caso che i nostri bambini siano i più obesi d’Europa.

Antonio Pratesi e Abril Gonzalez Campos (Gli autori dichiarano di non avere alcun conflitto di interessi)

(*) Nota: La dieta mediterranea si caratterizza per avere una percentuale di carboidrati del 58% circa delle calorie giornaliere. Sono per lo più amidi (carboidrati complessi) e zuccheri naturali da frutta e pochi zuccheri aggiunti (ad esempio zucchero bianco). Oggi gli italiani secondo i Larn 2014, introducono solo il 46% delle calorie da carboidrati e all’interno di questi vi sono molti zuccheri semplici aggiunti (per lo più da alimenti “voluttuari”); e un 37% delle calorie da grassi. Quindi introducono pochi carboidrati, troppi grassi e troppi zuccheri aggiunti. Per ritornare alla dieta mediterranea, dovrebbero mangiare più pasta/riso/legumi/frutta, meno dolci, carne e formaggi.

Bibliografia:

1) Cutler David et al. Why have Americans become more obese. Journal of Economic Perspectives 17, no. 3: 93-118; 2003.

2) A Geliebter et.al. Reduced Stomach Capacity in Obese Subjects After Dieting Am J Clin Nutr, 63 (2), 170-3; Feb 1996.

3) Cara B. Ebbeling et al. Altering Portion Sizes and Eating Rate to Attenuate Gorging During a Fast Food Meal: Effects on Energy Intake. Pediatrics, 119 (5) 869-875; May 2007.

4) Rafael Pérez-Escamilla  et al. Dietary Energy Density and Body Weight in Adults and Children: A Systematic Review. Review J Acad Nutr Diet, 112 (5), 671-84; May 2012.

5) Gyorgy Scrinis Big Food corporations and the nutritional marketing and regulation of processed foods CFS/RCÉA – Special Issue Scrinis Vol. 2, No. 2, pp. 136 –145; Sep 2015.

6) J S Mindell et al. All in this together: the corporate capture of public health. BMJ 345:e8082; 2012.

7) Watson E. Front-of-pack nutrition labels prompt surprise swing in sales. Food Manufacture. Published May 1, 2006. Available at: https://www.foodmanufacture.co.uk/Article/2006/05/02/Front-of-pack-nutrition-labels-prompt-surprise-swing-in-sales.

8) Frederick J. Zimmerman Using Marketing Muscle to Sell Fat: The Rise of Obesity in the Modern Economy. Annual Review of Public Health Volume 32, pp 285-306; 2011.

9) M Nestle et al.Halting the obesity epidemic: a public health policy approach. Public Health Rep. 115(1): 12–24. Jan-Feb 2000.

10) Westerterp KR, et al. Physical activity energy expenditure has not declined since the 1980s and matches energy expenditures of wild mammals. Int J Obes (Lond). 32(8):1256–63; 2008.

11) Moodie R, et al. Profits and pandemics: prevention of harmful effects of tobacco, alcohol, and ultra-processed food and drink industries. Lancet. 381(9867):670–9; 2013.

12) Ronette R. Briefel et al. Secular Trends in Dietary Intake in the United States. Annual Review of Nutrition Volume 24, pp 401-431; 2004.

13) Y. Claire Wang et al. Impact of Change in Sweetened Caloric Beverage Consumption on Energy Intake Among Children and Adolescents Arch Pediatr Adolesc Med. 163(4):336-343; 2009.

14) Gary Sacks et al. How food companies influence evidence and opinion – straight from the horse’s mouth. Critical Public Health Volume 28, – Issue 2; pp 253-256 2018.

15) Miriam Garrido-Miguel et al. Prevalence of Overweight and Obesity among European Preschool Children: A Systematic Review and Meta-Regression by Food Group Consumption. Nutrients 11(7), 1698; 2019.

16) https://www.worldobesitydata.org/map/overview-girls

17) https://www.worldobesitydata.org/map/overview-boys

 

8 Commenti

  1. Maria Vittoria

    Come scegliere di morire con le proprie mani… Anziché essere vogliosi di conoscere ciò che ci viene nascosto da incarti colorati, simpatici, che attirano la nostra attenzione meglio di altro, decidiamo di rimanere all’oscuro.. disconoscendo tutti gli ingredienti dannosi per il nostro organismo.. nessuno si pone la domanda ma cosa sto mangiando? Cosa c’è dentro ciò che mangio? Pochi soggetti, per di più ridicolizzati e dagli altri coi prosciutti sopra agli occhi. Il nutri-score è uno strumento curioso, simpatico e di rapida comprensione, si dovrebbe utilizzare assolutamente. Io direi che sarebbe il caso di aprire gli occhi, attivare il cervello e non solo la mandibola e cominciare a interrogarsi su cosa si stia mangio, è doveroso per noi stessi e ancor più per i bambini o comunque soggetti che non hanno ancora idea di cosa si stia parlando. Proponiamo cartoni o programmi per ragazzi che li aiutino a capire, comprendere ciò di cui si parla, evitando di porre la questione come un’imposizione.. I ragazzi vivranno meglio la cosa prendendo esempio da canali che per loro sono fonte di passatempo e allo stesso modo di conoscenza..

    • Bravissima Maria vittoria sono d’accordo con te, hai fatto un’analisi mirata del problema molto chiara e diretta… Complimenti

  2. Fino a quando gli scaffali dei supermercati si riempiono di merendine e vasetti di nutella avremo il problema obesità infantile e oltre in eterno. I nostri figli si buttano a capofitto su leccornie del genere e noi, genitori, non facciamo nulla per limitarne il consumo.

  3. adriano borelli

    Quando ero ragazzino io, il consumo calorico che si utilizzava dalle 15, quando si andava in cortile a giocare, fino alle 19, orario di chiamata della mamma, si consumavano circa 250/300 calorie ora!!!!!! cioè circa 1.000 1.200 calorie ogni pomeriggio. Più attività fisica COME NEGLI ANNI 50/60

  4. Ma cosa aspettiamo a fare qualcosa? qui chi dà informazioni realistiche sulla nutella è visto come un traditore della patria…

  5. Buona parte del problema è rappresentata dagli adulti, dai genitori. Se un bambino ha due genitori che mangiano prevalentemente cibi processati e animali, è chiaro che sarà portato a fare altrettanto; se invece sono due vegani praticanti, l’immagine e l’educazione che il bambino riceverà saranno completamente diverse. Serve l’esempio!

    • Appunto, occorre dare il buon esempio, che però è quello dei genitori che adottano la dieta mediterranea, non quella dei vegani praticanti (tra l’altro non sapevo che esistessero vegani non praticanti).

  6. L’essere umano è vegano di natura, non è fatto per mangiare carne. Poi, appunto, c’è chi mette in pratica e chi no. ‘Dieta mediterranea’, in sé, non vuol dire niente, si presta a tantissime interpretazioni, e ognuno se la cuce su misura, senza contare che include anch’essa alimenti di origine animale, assolutamente inutili dal punto di vista nutrizionale.

    By permission del Fatto Alimentare ©

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About The Author

Medico Nutrizionista Clinico, Food Politics. Diet-debunker.

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