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Nutri-Score contro Nutrinform Battery: quando la scienza e gli interessi dell’industria alimentare si scontrano

By permission del Fatto Alimentare ©

Continua in Italia la propaganda contro il Nutri-Score. In un articolo su Repubblica l’Associazione Formaggi Italiani Dop, che raggruppa i consorzi dei formaggi a denominazione di origine protetta, esprime il suo fermo no all’introduzione dell’etichetta a semaforo francese che verrà probabilmente adottata in tutta Europa. L’introduzione di un sistema di etichettatura degli alimenti che aiuti il consumatore a fare delle scelte consapevoli più salutari, è in linea con le più recenti indicazioni delle organizzazioni internazionali per la tutela della salute come l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e il World cancer research fund (Wcrf). Un’etichettatura semplice e chiara sulle confezioni degli alimenti ha già dimostrato di funzionare poiché è in grado di orientare positivamente le scelte del consumatore.

In Italia è stata proposta un’etichetta alternativa, la Nutrinform battery, che in pratica è una ripetizione dei valori già presenti nella normale etichetta degli alimenti (che è riferita a 100 grammi) rapportata a porzioni standard (15, 30, 50, 80, 100, 150 grammi) con una grafica non intuitiva dove vengono rappresentate delle batterie da riempire con i nutrienti che si dovrebbero limitare nella dieta: calorie, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale. La grafica è contro-deduttiva, poiché la batteria piena ha generalmente una valenza positiva, mentre in questa etichetta più sono piene le batterie e peggiore è la qualità nutrizionale dell’alimento considerato. La batteria piena rappresenta la quantità massima di quel nutriente che può essere assunta in una giornata e non deve essere superata… insomma, era difficile inventarsi una grafica con una logica così complessa e contorta.

L’obiettivo dell’industria alimentare e delle istituzioni italiane (Crea, Iss, ministero della Salute) era creare un’etichetta ‘non giudicante’, per non influenzare la scelta del consumatore. Anche la scelta di non adottare una scala cromatica (a semaforo), ma un unico colore (azzurro/blu) va in questa direzione. Il risultato è ottimo per l’industria alimentare, un po’ meno per le istituzioni italiane che dovrebbero tutelare la salute dei cittadini: il consumatore rimane stordito di fronte a cotanti numeri e non riesce a capire se deve limitare o meno il consumo di quel determinato alimento. Quindi, in questo modo, viene meno la funzione dell’etichetta che è quella di aiutare (i colori servono a questo) il consumatore a migliorare le sue scelte alimentari e le frequenze di consumo.

In Italia sono tutti contro il Nutri-Score francese: i produttori di prosciutti, di olio, lattierocaseari… addirittura i cuochi come riportato dall’articolo di Repubblica. Ciò è comprensibile quando i prodotti hanno una valutazione che si allontana dal verde e entrano nell’arancione o rosso. Il punto è che lo scopo del Nutri-Score non è tutelare i prodotti alimentari simbolo dell’eccellenza italiana, ma proteggere o migliorare la salute dei cittadini. Quindi ‘non bada’ al made in Italy, ma nemmeno al made in France o Germany. E il parere di Coldiretti, Federalimentare (o i cuochi) che vengono continuamente intervistati come se fossero le vere autorità per esprimere un giudizio sul Nutri-Score, non ha rilevanza perché ‘devono vendere’ e non tutelare la salute dei cittadini.

Ancora una volta, come in tanti altri articoli sull’argomento, in questo articolo di Repubblica viene evocato un attacco al made in Italy: “Vogliono colpire i nostri gioielli che tutto il mondo ci invidia. Non servono etichette a semaforo ingannevoli con colori sfavorevoli, ma una corretta informazione alimentare”. In realtà questa è una narrazione priva di ogni fondamento. Chi ha inventato il Nutri-Score è un professore di nutrizione che lavora in ambito epidemiologico, perché dovrebbe voler ‘attaccare l’Italia’? Tra l’altro la Francia e la Spagna, paesi ove è stato già adottato il Nutri-Score, hanno prodotti alimentari che sono simili a quelli italiani, che ricevono valutazioni identiche nelle stesse categorie (formaggi, salumi, olio).

Al di là delle opinioni di portatori di interesse che debbono vendere formaggi, prosciutti, merendine, snack o biscotti, oppure pareri (cioè opinioni personali) di nutrizionisti che dicono le solite ovvietà affermando che è importante la consapevolezza e l’educazione nutrizionale, quali sono le evidenze scientifiche in proposito? Che le etichette fronte-pacco funzionano per favorire delle scelte più salutari, ed è per questo che l’Oms e il Wcrf ne suggeriscono l’adozione.

Se volessimo usare una metafora calcistica e i sistemi di etichettatura fossero squadre di calcio, potremmo dire che il Nutri-Score batte la Nutrinform Battery per 45 a 2, perché questi sono gli studi in letteratura a sostegno dei due sistemi. Solo che i due goal/studi fatti dalla squadra italiana sarebbero stati fischiati e annullati dall’arbitro per fuorigioco, perché sono pagati da Federalimentare (dall’industria). Quindi l’etichetta a semaforo francese vince sulla Nutrinform Battery per 45 a zero! Ed è per questo che il Nutri-Score viene oggettivamente considerato una delle migliori etichette nutrizionali al mondo da parte di organizzazioni internazionali.

Come in ogni dibattito televisivo o intervista sull’argomento, anche nell’articolo di Repubblica viene intervistato un nutrizionista: “L’alimentazione non è fatta solo di un cibo o di un colore verde che dà l’idea di poterne mangiare a volontà o di un colore rosso che fa apparire un determinato alimento come proibito. Sono l’educazione e la consapevolezza nutrizionale a fare la differenza. Etichette a semaforo, oppure con lettere apposte come un voto scolastico sono ingannevoli rispetto alla reale natura del prodotto singolo, e alle quantità effettivamente consumate. In questo modo un pacchetto di patatine viene considerato più sano di una scatola di tonno”.

Il confronto tra patatine e la scatola di tonno non ha senso poiché il Nutri-Score serve in primis per confrontare alimenti all’interno della stessa categoria e eventualmente gruppi alimentari che possono essere scambiati tra loro come il pane con i biscotti/cereali da colazione, come indicato dalle Linee guida italiane per una sana alimentazione. Inoltre sia le patatine che il tonno hanno in media dei punteggi Nutri-Score simili.

Sono l’educazione alimentare e la consapevolezza nutrizionale a fare la differenza”, certamente! Il problema è che in Italia lo stato è assente su questo punto e l’educazione nutrizionale è gestita da chi raggiunge milioni di persone alla TV pubblicizzando libri che sostengono tesi particolari non in linea con le linee guida Oms o italiane (i libri di Panzironi e di Mozzi sui gruppi sanguigni sono stati dei bestseller), o da coloro che gestiscono blog di nutrizione che sostengono diete completamente prive di carboidrati. Pochi sono i blog di successo gestiti da veri esperti in nutrizione.

Ma soprattutto l’educazione alimentare in Italia è fatta dalla pubblicità esplicita dei grandi marchi che raggiunge più volte al giorno milioni di adulti e bambini, e da quella implicita o indiretta fatta attraverso numerosi articoli (infomercial) su giornali o interviste alla TV di ‘esperti’ che non dichiarano mai i loro conflitti di interesse con le industrie alimentari o vitivinicole.

Il primo passo di un’efficace educazione alimentare, è il divieto di pubblicità di junk food, rivolta ai bambini. Poiché non ci sono fondi per campagne di educazione alimentare, basterebbe eliminare la pubblicità di prodotti poco salutari rivolta ai piccoli per ottenere risultati sorprendenti a costo zero. Ciò è in linea con le più recenti indicazione delle organizzazioni internazionali. Ma l’Italia su questi argomenti sembra stranamente impermeabile alle indicazioni delle istituzioni internazionali della salute.

Abbiamo evidenziato con pochi esempi che l’etichetta a batteria italiana è talmente complessa da risultare inutile visto che non consente un efficace confronto, né tra alimenti all’interno della stessa categoria, né tra prodotti di categorie diverse tra loro ma sostituibili, come pane e biscotti. Ciononostante in una recente pubblicazione alcuni autori italiani hanno criticato il Nutri-Score francese asserendo una superiorità della Nutrinform Battery italiana perché è ‘più informativa’. Nell’articolo gli autori si definiscono degli esperti sia nel trattamento che nella prevenzione dell’obesità. Probabilmente l’errore sta proprio in questo: chi è un esperto in diagnosi e terapia dell’obesità oppure fa ricerca di base (su colture cellulari, mediatori, tessuto adiposo…) in genere non ha competenze di prevenzione (*). E questo vale anche per tutti i nutrizionisti che rilasciano interviste alla TV o in giornali.

Correva l’anno 2005 e Margherita Caroli, pediatra ed esperta di nutrizione, così concludeva un’intervista: “come mai l’Italia è così indietro nella lotta all’obesità in età pediatrica? Perché ci sono enormi interessi economici di vendita di prodotti fuoripasto ai bambini, perché l’unica forma corretta di lotta sta nella prevenzione, ma la prevenzione non paga in termini di immagine politica come fare il 118, mentre la pubblicità televisiva è un’ottima fonte di introiti economici per le emittenti pubbliche e private. Infine gli esperti chiamati dal ministero sono di estrazione ospedaliera e universitaria mentre questo è un problema di territorio. Né gli universitari, né gli ospedalieri hanno competenze di prevenzione, mentre hanno competenze di terapia, ma credere di poter fermare l’obesità in età pediatrica solo curando i bambini dopo che questi siano diventati obesi e come pretendere di svuotare il mare con un cucchiaino.

Antonio Pratesi e Abril Gonzalez Campos (gli autori dichiarano di non aver alcun conflitto di interesse)

(*) Nota: Anche la prevenzione richiede delle competenze che un clinico o un accademico che si interessa di nutrizione/obesità in genere non ha. Coloro che lavorano per Oms e Wcrf si interessano specificatamente di prevenzione. Ecco un percorso di studi che può formare in questo ambito.

 

28 Commenti

  1. Dall’articolo: “insomma, era difficile inventarsi una grafica con una logica così complessa e contorta.”

    Per me, leggere la Nutrinform battery non è affatto complicato e contorto: valori riferiti ad una porzione e non a 100 g (chi è che si mangia 100 g di olio o 100 g di burro!?) e rapporto dei nutrienti con la dose massima giornaliera.

    Vabbè, sembra un disco rotto: il Fatto Alimentare a osannare il semaforo e gli utenti a criticarlo…

    • Antonio Pratesi

      E’ già specificato tutto in questo articolo: https://bit.ly/3JgtZgH

      Se non si confrontano alimenti con pesi uguali 1) non si riesce a comprendere le caratteristiche nutrizionali intrinseche di un gruppo alimentare (quindi 2) non si riesce neppure a memorizzarle) e 3) non si riesce a confrontare gruppi alimentari che possono essere sostituiti tra loro come il pane, i biscotti, le merendine, i dolci, i cereali da colazione …

      Il fatto di riferirsi a porzioni diverse (che poi non vengono necessariamente rispettate dal consumatore) è in realtà un punto debole della Nutrinform Battery che crea solo una gran confusione … (un turbinio di numeri che stordiscono …)

      Ho testato la Nutrinform Battery con decine e decine di pazienti: alcuni con alta scolarità o con la passione per i numeri (studenti di medicina, laureati in fisica, laureati in biologia con dottorato, informatici) la trovano molto stimolante ma rimane comunque difficile esprimere un giudizio di sintesi complessivo sull’alimento considerato (per questo servono i colori). Purtroppo la stragrande maggioranza dei pazienti la trova di difficile comprensione e non capisce neppure a cosa serva …

      Comunque consigliamo a tutti (insegnanti o nutrizionisti) di scaricare il dossier sul Nutri-Score e di usare le immagini presenti per testare le 2 etichette tra i loro studenti o pazienti: https://bit.ly/3jtScWF   … così possono vedere qual è la realtà.

      Lo capisce anche un bambino che la Nutrinform Battery non serve a nulla per il consumatore ma serve al business! https://bit.ly/3JgtZgH

  2. Il Nutriscore è una battaglia ideologica che parte dal presupposto che il consumatore sia stupido e non sappia leggere le etichette. Quindi qualcuno deve mettere un smeaforo per salvargli la vita.
    Quindi vedere l’olio d’oliva giallo per voi significa istruire un consumatore a mangiare meglio?

    • Antonio Pratesi

      Sciocchezze! Dietro le etichette ci sono studi scientifici. Guardi questo video che risale al lontano 2019 https://bit.ly/3xb1uPm

      In Europa l’industria alimentare ha speso fino al 2012 più di un miliardo di euro per bloccare l’etichetta a semaforo: https://bit.ly/3LQeSwl perché non vuole un consumatore informato. Un consumatore informato compera meno prodotti industriali ricchi di zuccheri grassi e sale: i 3 ingredienti magici di tutti gli alimenti ultra-processati.

      L’etichetta a batteria italiana poi è stata creata con i soldi di Federalimentare (Federazione italiana dell’industria alimentare) … se la Nutrinform Battery fosse realmente informativa sulle caratteristiche degli alimenti (come l’etichetta francese o Inglese) Federalimentare non avrebbe mai pagato. Chi paga per farsi del male?

      L’industria alimentare che paga per creare una Front of Pack Label assieme a 4 ministeri, Il Crea e l’ISS! Sembra una barzelletta ma invece è successo… solo in Italia.

  3. Massimo Piselli

    Mettetevi il cuore in pace, fortunatamente il Nutriscore non verrà adottato in Italia.
    La tattica di screditare gratuitamente i sistemi alternativi è perdente e fastidiosa, non c’è nulla di complicato nel Nutrinform Battery, ed inoltre è il sistema che da l’informazione più completa.

    • Antonio Pratesi

      Purtroppo l’Italia non ha degli esperti in prevenzione dell’obesità del livello di WPT James (UK) o Carlos Monteiro (Brasile) e diversi esperti e/o consulenti del ministero della Salute hanno accettato soldi dall’industria alimentare.

      L’articolo riporta in maniera oggettiva cosa dicono le organizzazioni internazionali della salute come la WHO, la World Obesity e la WCRF.
      L’Italia sembra come in una ampolla di vetro, completamente isolata dal resto del mondo.

      La WCRF indica quali sono i punti da seguire (evidence based) per contrastare l’obesità: https://bit.ly/3DUF1r6

      1)      Misure fiscali (ad es Sugar tax)
      2)      Restrizione del marketing di alimenti non salutari soprattutto verso i bambini
      3)      Etichette chiare per evidenziare gli alimenti salutari (Front Of Pack Label)
      4)      Controllo del conflitto di interesse e dell’interferenza dell’industria sulle politiche nutrizionali …

      Cosa ha fatto l’Italia? La Sugar Tax l’ha bloccata! Si è inventata una finta etichetta per bloccare il Nutriscore! Nessun controllo della pubblicità verso i bambini! Va a braccetto con l’industria … sembra che sia l’industria a dettare l’agenda politica del governo e non viceversa.

      Risultato: abbiamo i bambini che sono (tra) i più obesi d’Europa!

    • massimo piselli

      Per risolvere il problema dell’aumento dell’obesità infantile in Italia, che cmq è ancora inferiore ai paesi che hanno i famosi esperti…,, il Nutriscore serve come un ditale per svuotare un oceano.
      Serve tanta educazione alimentare, dei bimbi e soprattutto dei genitori, niente altro.
      Queste idee dirigistiche, che vogliono vietare questo e quello, imporre quello e quell’altro, sono inapplicabili in un economia di mercato e controproducenti, prima lo capite e prima riuscirete davvero a fare qualcosa di positivo

    • Antonio Pratesi

      I veri esperti di nutrizione e prevenzione dell’obesità che si basano sulle evidenze scientifiche disponibili, indicano che l’educazione (che noi tutti auspichiamo e promuoviamo) non funziona! E questo è intuitivo perché una campagna di educazione alimentare organizzata da una nazione (con gli scarsi fondi disponibili) può durare qualche mese e non può competere con lo strapotere (economico-finanziario) del marketing delle multinazionali alimentari che lavora quotidianamente (con ads di ogni tipo) per anni e che è in grado di modificare le abitudini della popolazione.

    • massimo piselli

      Se l’educazione alimentare entrasse nei programmi scolastici sin dalla scuola materna gli effetti ci sarebbero, certo non immediati, ci vuole tempo e costanza.
      Altro non si può fare.
      Non si può certo vietare alle aziende alimentari di fare pubblicità, a meno che non siano ingannevoli.

  4. Il problema del Nutri-Score è sempre lo stesso non risolto, ne giustificato e non giustificabile:
    perché rosso, perché arancione, perché giallo, perché verdino, perché verdone?
    E’ un un atto di fede per chi ci crede a priori ed a prescindere dai punti di vista di chi sceglie senza essere minimamente informato sulle ragioni del giudizio tranciante.
    Poi come osserva giustamente Roberto, le quantità degli alimenti assunti fanno la grande differenza tra un buon alimento/condimento ed un potenziale veleno, mentre è sempre la somma del pasto assunto che fa il totale non il singolo alimento.
    Infine basterebbe colorare le batterie del Nutrinform per renderlo visibile, completo, istruttivo e veramente impiegabile anche per valutare un pasto completo, sommando semplicemente le singole quantità indicate dei componenti utili e quelli dannosi.
    A scuola s’impara, in caserma si obbedisce ciecamente.

    • “Infine basterebbe colorare le batterie del Nutrinform per renderlo visibile, completo, istruttivo e veramente impiegabile anche per valutare un pasto completo, sommando semplicemente le singole quantità indicate dei componenti utili e quelli dannosi.”

      Sì, ma se si colorano le batterie del NutrInform, innanzitutto si elimina la sua prima ragion d’essere, che è proprio quella di essere illeggibile e non intuitivo, ma soprattutto si ottiene l’etichetta inglese che esiste da almeno vent’anni; la si può vedere qui:
      https://ilfattoalimentare.it/nutrinform-battery-nutri-score-salute.html

      Ma allora, se c’era già un’etichetta che funziona, è chiara, è semplice da leggere, ed è pure completa, perché perdere tempo a inventare l’acqua calda?

    • Infatti se rilegge i commenti a quell’articolo, ci trova questo mio che asseriva la medesima cosa, anche se la Battery italiana aggiunge simpaticamente l’idea di una batteria in ricarica e nient’altro in più.
      Mentre ritengo improbabile che l’UE adotti l’etichetta inglese, così solamente per spirito di rivalsa alla Brexit e la campagna diffusiva/ossessiva del Nutri-Score dei francesi.
      “Tra l’immediatezza semplicistica della Nutri-Score e l’invisibilità della Battery all’italiana, quoto decisamente la più completa, istruttiva e visibile nutrizionale a semaforo del Regno Unito.”

  5. L’etichetta con il singolo ingrediente diventa facilmente intuibile soprattutto per chi ha delle solide conoscenze in materia. Il problema più grande è quando si parla di una preparazione più complessa (per esempio biscotti o merendine). Lavorando tutti giorni con i pazienti ci accorgiamo della grande necessità di trovare strumenti per facilitare le scelte alimentari che promuovano la salute con una solida base scientifica. Il nostro interesse primario (e senza conflitto d’interessi) è tutelare i pazienti e tutte le persone interessate a migliorare lo stato di salute tramite una corretta alimentazione

    • Brogioni Silvia

      Appoggio in pieno quanto è affermato in questo articolo, e come fate notare anche voi, i maggiori detrattori del Nutri Score sono proprio le persone che non hanno nessuna competenza in nutrizione ma pensano di averla perché magari leggono qualche libro di grido, o qualche articolo. Sarei curiosa di sapere il percorso di studi di tali commentatori. Mi dispiace per loro ma in una materia così complessa come la nutrizione, il semplice buon senso non può bastare (in molti commenti ad articoli passati sullo stesso argomento ho letto di tutto) io non mi sognerei mai di dare un giudizio su materei di cui non ho competenza derivante da studi.

    • @Brogioni Silvia:

      ” i maggiori detrattori del Nutri Score sono proprio le persone che non hanno nessuna competenza in nutrizione ma pensano di averla perché magari leggono qualche libro di grido, o qualche articolo. Sarei curiosa di sapere il percorso di studi di tali commentatori.”

      Sono Laureato in Scienze Biologiche e nel mio laboratorio eseguiamo analisi sugli alimenti, sia cartellino nutrizionale sia ricerca di inquinanti chimici e microbiologici.

    • Cara Silvia, concordo ma non è solo un problema di competenze, è anche e soprattutto un problema di conflitto di interessi tra gli opinion leader italiani nel campo della nutrizione. Qualche esempio: è dal 2015 che in Italia l’Obesity Day viene organizzato con i soldi dell’Eridania (che produce zucchero) quando la WHO, World Obesity e la WCRF puntano il dito contro zucchero (bianco o zuccheri aggiunti) che promuove l’obesità! Abbiamo società scientifiche che hanno accettato centinaia di migliaia di euro dalla CocaCola Company e che organizzano corsi per medici sull’obesità. Abbiamo persino corsi ECM sull’alcol e problemi alcol relati per medici finanziati da FEDERVINI.

  6. ublished: March 24, 2022
    https://doi.org/10.1371/journal.pmed.1003950
    Artificial sweeteners and cancer risk: Results from the NutriNet-Santé population-based cohort study
    Charlotte Debras, Eloi Chazelas, Bernard Srour, Nathalie Druesne-Pecollo, Younes Esseddik, Fabien Szabo de Edelenyi, Cédric Agaësse, …
    PLOS x

    Conclusions—–In this large cohort study, artificial sweeteners (especially aspartame and acesulfame-K), which are used in many food and beverage brands worldwide, were associated with increased cancer risk. These findings provide important and novel insights for the ongoing re-evaluation of food additive sweeteners by the European Food Safety Authority and other health agencies globally.

    Signori esperti smettetela di autoincensarvi, che sia materia difficile è chiaro anche ai bambini visto che con il massimo delle conoscenze possibili attuali si ottengono assai magri risultati e l’andamento della malasalute alimentare è in espansione pur con alti e bassi fisiologici.
    Quanti ce ne sono di studi come quello che ho citato che indicano i dolcificanti come dannosi?
    Lo chiedo a voi che siete ben informati sulla materia, dopodichè spiegate con parole chiare perchè il nutriscore li considera neutri se volete che la gente capisca, e collabori con voi nell’ottenere qualche buon risultato, poi passeremo ai grassi e a moltissimi altri additivi.
    Sulla dietrologia dei sostenitori e dei contrari penso abbiamo tutti le idee un pò confuse, il mondo è vasto e le notizie contraddittorie.

    • Eh già, caro @gianni, la Coca Cola Light che ha semaforo verde perchè non contiene saccarosio ma edulcoranti artificiali, è una bella spina nel fianco per i sostenitori del Nutri-Score…

    • Antonio Pratesi

      Caro @Roberto questo problema è stato analizzato: 
      Ed è stata proposta una etichetta in cui il Nutri-Score appare bordato di nero per indicare che l’alimento considerato è ultra-trasformato. Quindi in una unica etichetta può comparire sia il Nutri-Score che la classificazione NOVA che valuta il grado di trasformazione degli alimenti: 

    • @Antonio Pratesi: “Ed è stata proposta una etichetta in cui il Nutri-Score appare bordato di nero per indicare che l’alimento considerato è ultra-trasformato.”

      Bene, aggiungiamo anche la “bordatura nera“, stile manifesto funebre…

      Per fortuna che era la Nutrinform battery ad avere “una grafica con una logica così complessa e contorta”…

  7. Basterebbe fare attività fisica (una qualsiasi) e mangiare cibi minimamente lavorati, senza tanti semafori o batterie.

  8. Solo per curiosità signor Donprohell sinceramente come ve la passate in UK con questa etichetta?
    Avete qualche dato di miglioramento da comunicarci, visto che è un pò di tempo che viene usata?

    • Purtroppo sugli effetti pratici dell’etichetta inglese non sono in grado di risponderle: io ho vissuto nel Regno Unito dal 2007 al 2016 ma non ho visto analisi statistiche sugli effetti dell’etichetta, parlo solo della mia esperienza personale di consumatore.

      Tenga però presente che la situazione nel Regno Unito è molto peggiore che in Italia: la gente consuma quantità esorbitanti di cibo spazzatura e l’obesità è molto più diffusa che in Italia: ricordo ancora che alla cassa del supermercato io ero quasi l’unico a comprare frutta e verdura.

      Bisogna anche tenere presente che il livello medio di istruzione nel Regno Unito è molto più basso di quanto non sia in Italia: per esempio, sono pochi quello che sanno che cosa sono le proteine o i carboidrati.

      Mi spiace di non poterle essere più utile.

  9. Signor Pratesi, sono cose slegate e poco logiche, in caso di prodotto A/B 4 cosa è più importante?
    La lettera o la listatura? Cosa deve pensare il consumatore? In base a quali informazioni?

    • Antonio Pratesi

      Le due etichette sono complementari nell’informazione che forniscono e spesso il messaggio è coerente: molti prodotti con Nutri-Score D-E (arancione-rosso) hanno una classificazione Nova 3-4 (arancione-rosso). Nel caso di Nutri-Score A-B (verde) e Nova 4 (rosso) … decide, come sempre, il consumatore: il consiglio generale è di ridurre al minimo i prodotti ultra-processati,

  10. Molto istruttivo………..
    ————-mais pour le consommateur qui —-ne souhaite—- ou ne peut pas le faire et veut choisir un plat industriel ultra-transformé, il y a un avantage certain à consommer les plats les mieux classés sur l’échelle du Nutri-Score et s’il choisit tout de même un plat mal classé (D ou E), le Nutri-Score lui rappelle qu’il vaut mieux les consommer en plus petite quantité et moins fréquemment.

    Il faut, bien sûr, une communication adaptée pour le bon usage du Nutri-Score, tout en incitant en parallèle à réduire la consommation d’aliments ultra-transformés (avec des messages clairs et la possibilité d’identifier pour le consommateur les aliments ultra-transformés avec éventuellement un logo adéquat signalant si l’aliment est ultra-transformé). Même si l’on doit continuer à recommander de limiter la consommation de ces aliments, ils sont présents dans les rayons de supermarchés (ils ne sont pas interdits). Comme au sein de ces groupes de produits il y a une grande variabilité nutritionnelle, il est intéressant pour le consommateur de prendre en considération le Nutri-Score. Enfin, il faut garder à l’esprit que certains groupes d’aliments transformés mais non ultra-transformés (comme certaines charcuteries) ou bruts (comme les jus de fruits) ou considérés comme ingrédients culinaires sur le plan de la transformation (comme le beurre, le sucre, le sel), ont une composition nutritionnelle défavorable que Nutri-Score objective et permet aux consommateurs de les alerter sur le fait que leur consommation doit être limitée en quantité et en fréquence.—————-

    Il mio parere è che di chiaro e lampante c’è solo confusione da un punto di vista normativo e nutrizionale, una partita di rigiro di parole di fumo, e nelle pieghe di tutte queste premesse poi dovrete spiegare come mai non uno ma centinaia di prodotti industriali non salutari avranno buoni voti.
    Non si sposta infatti di un millimetro l’obiezione che componenti ritenuti neutri dal nutriscore non lo sono affatto in questo caso non per un mio personale parere ma in base alle risultanze della ricerca scientifica.
    Infine per stemperare la tensione mi permetto una curiosità…..ma siete al corrente che stagionalmente e/o in base alle latitudini regionali, tipo Sicilia e nord Svezia per fare un esempio le persone hanno necessità alimentari leggermente diverse…come si comporta il nutriscore, cambierà colore in base alle temperature esterne o alle stagioni?

    • La Front Of Pack Label deve essere sintetica e pregnante quindi considera solo alcuni parametri ritenuti importanti in ambito nutrizionale. Ne deriva che non può essere omnicomprensiva e avere un valore assoluto per tutto, ha necessariamente dei limiti. Vuole considerare anche i dolcificanti (!?), la latitudine (!?), le stagioni (!?), le temperature esterne (!?) … e perché non considerare il contenuto di PFAS, di diossine, di acrilammide negli alimenti?
      Sono ragionamenti che creano solo confusione e ci portano fuori strada (off topic).

  11. Avevo appunto già letto il documento 
    Questo link è largamente più un bicchiere mezzo vuoto che mezzo pieno, non riconosce il valore degli additivi, adiuvanti e soci, non riconosce valore al lato biologico dei componenti, non riconoscerà le differenze necessarie alla nutrizione in base ai macroclimi e tratta in maniera uguale bambini, giovani e anziani.
    E non prenderà in considerazione nemmeno i metodi di produzione dei vari componenti e la loro purezza, secondo una visione tipicamente industriale e utilitaristica.
    Quello che è più grave però risiede nel fatto che non è assolutamente possibile attribuire agli alimenti presi uno per uno delle proprietà che sono esclusivo appannaggio del totale di periodo di tutti gli alimenti, dovreste saperlo ma questo dubbio non vi sfiora nemmeno, solo nel caso dei veleni potenti questa proprietà può essere considerata valida in negativo.
    Stranamente sposate l’ossimoro delle sostanze generalmente riconosciute come sicure, pratica nota soprattutto agli esperti, e lo propinate ai consumatori speranzosi….la gdo e la pubblicità poi amplificheranno il fenomeno e per le revisioni, in base alle evidenze che già ci sono senza neanche aspettare quelle ancora in corso, ci penseranno i nostri pronipoti forse.
    Non c’è nessuna alternativa alla educazione diffusa e se riconoscete che non basta mi viene da dire che dovreste riconsiderare il vostro approccio al problema, in tutti i suoi aspetti, dal mio buco di ragno qualcosa di sbagliato io lo vedo.

     

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Medico Nutrizionista Clinico, Food Politics. Diet-debunker.

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